I mutui si possono estinguere, in tutto o in parte, senza spese e senza che la banca vi si possa opporre. Ma disponendo di un po’ di risparmi, perché quando si è acceso il mutuo il costo era così basso che non valeva la pena disinvestire soldi già impiegati o perché si è ricevuto un Tfr sostanzioso o un’eredità, vale la pena di usare i soldi per estinguere un finanziamento in corso? In apparenza la risposta è banale: sì, quando i risparmi sono impiegati a un tasso minore di quello pagato per il mutuo. Il guaio è che questa risposta funziona, e da un punto di vista strettamente aritmetico, solo quando il confronto si può fare su basi certe, e cioè quando il mutuo è a tasso fisso e i risparmi sono impiegati (o si pensa di impiegarli) in uno strumento finanziario a sua volta a tasso fisso e con entità certa del rimborso: il caso tipo è quello dei Btp tenuti fino a scadenza, ma attenzione il discorso viene subito a cadere se invece che a tasso fisso i Btp sono indicizzati al tasso di inflazione.
Estinguere il mutuo: i fattori da considerare
Dicevamo che, se si rientra nell’ipotesi mutuo fisso contro investimento a tassi certi, il confronto tra i tassi dà un esito chiaro, almeno da un punto contabile, ma ugualmente prima di decidere, soprattutto se lo scarto tra costo del debito e rendimento dell’impiego è minimo, bisogna mettere sui piatti della bilancia due aspetti: da un lato c’è la tranquillità psicologica che può dare il pensiero di non avere più il debito e che quindi consiglierebbe l’estinzione, dall’altro il fatto che, se per estinguere si ricorre alla maggior parte o a tutti i propri risparmi, in caso di bisogno di liquidità bisognerà di nuovo ricorrere al credito bancario, e a tassi certamente più alto di quelli del mutuo: oggi per finanziare l’acquisto di un’auto si arriva facilmente a superare il 10% di Taeg. (Gino Pagliuca)