Quando si acquista un immobile ci si reca dal notaio per stipulare il rogito, cioè il formale atto pubblico con cui si trasferisce la proprietà.
Il fatto che il documento sia redatto da un notaio garantisce alle parti il rispetto delle forme stabilite dalla legge, così che l’accordo possa ritenersi valido. Eppure, anche i professionisti più esperti possono sbagliare. Con questo articolo vedremo chi paga nel caso di atto di compravendita sbagliato.
Come si rettifica un atto notarile sbagliato?
Rettificare un rogito è un po’ più complesso. Innanzitutto, va detto che si può procedere a rettificare un atto notarile solamente se si tratta di errore materiale su un dato preesistente alla redazione dell’atto.
È il caso, ad esempio, del notaio che trascrive male il codice fiscale di una delle parti oppure i dati catastali dell’immobile.
Al ricorrere delle condizioni sopra viste, ciascuna delle parti può chiedere al notaio di procedere alla rettifica dell’atto di compravendita, anche senza il consenso delle altre.
Ma c’è di più: perfino il notaio può, spontaneamente, dare luogo a rettifica se si accorge che la compravendita presenta un errore materiale, e ciò anche se l’atto in questione non è stato da lui redatto.
Alla rettifica non deve procedere necessariamente lo stesso notaio che ha fatto il rogito iniziale: qualsiasi notaio può rettificare l’atto redatto da altro pubblico ufficiale.
Chi paga per l’atto di compravendita sbagliato?
Dipende:
- nel caso di rettifica unilaterale, paga la parte che procede alla correzione;
- nel caso di rettifica concordata, pagano entrambe le parti, dividendosi i costi.
Questa regola si applica a prescindere dal soggetto che ha causato l’errore. Ad esempio, se l’acquirente, nella redazione del documento, commette uno sbaglio che potrebbe invalidare l’intera compera, il venditore può procedere a proprie spese alla rettifica, così da evitare che l’atto venga impugnato.
Compravendita: chi paga se l’errore è del notaio?
In effetti, quando la rettifica si rende necessaria per colpa del notaio, i clienti non dovrebbero pagare nulla, soprattutto se si tratta di un errore materiale che riguarda dati preesistenti: in questi casi, infatti, il notaio può procedere autonomamente, senza dover chiedere il consenso alle parti, provvedendo con atto pubblico sottoscritto solamente da lui.
Pertanto, se l’errore materiale è causato da una disattenzione del notaio, è giusto che alla rettifica proceda questi senza chiedere nulla alle parti.
Questa conclusione, frutto dell’applicazione del comunissimo principio secondo cui “chi sbaglia, paga”, è però contraddetta da un’altra circostanza: la lettura dell’atto e il controllo che deve essere esercitato dal richiedente.
Quando il notaio, al termine del rogito, legge l’atto alle parti, in qualche modo “scarica” su di essi la propria responsabilità, in quanto spetta alle parti controllare che il notaio non commetta errori o omissioni, ad esempio nell’elencazione delle particelle.
Pertanto, per la correzione dell’atto notarile potrebbe essere costretta a pagare sempre la parte che ne chiede la rettifica, se si dimostra che l’errore si sarebbe potuto evitare se il rogito fosse stato ben controllato dopo la redazione. (Tratto da laleggepertutti – M. Acquaviva)